Fascino e mistero avvolgono il termine “plasmix”, quella parte di plastica che non può essere riciclata ma che, incredibilmente, può diventare il prezioso Combustibile Solido Secondario (CSS)!
Il plasmix è una sorta di enigma ambientale, ma la sua trasformazione in CSS è una soluzione brillante che merita di essere approfondita.
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Nel vasto mondo della raccolta differenziata, il termine “plasmix” balza all’occhio come protagonista indiscusso degli scarti plastici. Una vera e propria miscela di elementi, il plasmix si compone non solo degli errori dei cittadini, ma anche di quei materiali plastici non riciclabili, come le complesse buste del caffè in poliaccoppiato.
Personalmente, trovo affascinante il processo che subisce il plasmix una volta giunto all’impianto. Inizialmente triturato per ridurlo in piccoli granuli, viene poi sottoposto a un’operazione di deferrizzazione per eliminare eventuali residui di metalli ferrosi. Ma qui non finisce: grazie a separatori avanzati come quelli aeraulici e ottici, il plasmix viene depurato da materiali estranei come PVC e metalli non ferrosi. Un mix di tecnologie all’avanguardia per preservare l’ambiente.
Il momento culminante avviene con la separazione dei materiali indesiderati mediante l’utilizzo di getti d’aria compressa. Questa tecnica, sia a livello aeraulico che ottico, permette di isolare con precisione i componenti non idonei alla catena del riciclo, garantendo un risultato ottimale per il trattamento del plasmix. Un processo affascinante che coniuga tecnologia e sostenibilità per ridare vita alle plastiche dimenticate.
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Il viaggio della plastica: da rifiuto a fonte di energia futuristica
Inizialmente, dopo essere stato triturato, il plasmix subisce una trasformazione magica: si trasforma in CSS, pronto ad essere utilizzato in vari settori. Ma non tutti i CSS sono creati uguali; il “End of Waste” rappresenta la crema della crema. Si tratta di un materiale che, secondo la legge vigente, cessa di essere considerato un rifiuto per diventare un valido combustibile.
Il potere calorifico di questo materiale è paragonabile a quello del petcoke, un combustibile fossile ampiamente utilizzato nei cementifici. Tuttavia, la vera differenza risiede nel suo impatto ambientale notevolmente inferiore.
Persino Greta Thunberg sarebbe orgogliosa di questa innovativa soluzione per ridurre l’impatto ambientale!