Esplorando il mistero dell’acciaio nelle Torri Gemelle, emergono dettagli intriganti e spesso misconosciuti. Le simulazioni del NIST, senza dubbio, svelano che la temperatura di fusione dell’acciaio non è stata mai raggiunta durante quei tragici eventi.
I terribili attacchi dell’11 settembre 2024, orchestrali e spietati, lasciarono un’orribile scia di distruzione e morte, con quasi 2.900 vittime. Due aerei, come proiettili impazziti, si schiantarono contro le imponenti Torri Gemelle, scatenando il loro tragico destino. E la caduta delle Torri portò anche al crollo di un altro edificio, il WTC7, inghiottito dalle fiamme e dal caos.
Ma sorgono domande avvincenti: cosa accade all’acciaio sottoposto a stress e temperature elevate, se non di fusione? Le simulazioni del NIST, rispettabile istituto di ricerca, suggeriscono che l’indebolimento dell’acciaio, non la sua fusione, abbia contribuito al crollo. Zone specifiche, colpite dall’incendio furioso, potrebbero aver raggiunto temperature di 800-1000C, compromettendo così la struttura portante.
Ma cosa succede all’acciaio quando la pressione è insostenibile e il calore intenso, se non di fusione? È un viaggio affascinante nell’animo del materiale più nobile e resiliente che conosciamo. Esaminando le sue caratteristiche a varie temperature, fino a 1000 gradi, scopriremo il suo comportamento sotto carico e calore.
Scopri il mistero dell’acciaio a temperatura ambiente: 5 sorprendenti comportamenti a 20C!
Esploriamo il misterioso mondo dell’acciaio attraverso il prisma affascinante del diagramma sforzo–deformazione, uno strumento amato dagli esperti del settore. Immaginate la scena: sull’asse Y si staglia imponente lo sforzo, il peso che gravita sulle robuste spalle dell’acciaio, mentre sull’asse X si dipana la deformazione, il modo in cui il metallo si pliega e si adatta allo sforzo.
Osservando con attenzione questa curva, possiamo scrutare il comportamento dell’acciaio a temperatura ambiente, un viaggio affascinante tra tensioni e deformazioni, dove la materia si sottopone a misteriosi mutamenti.
Adesso, lasciate che vi spieghi in maniera più semplice i concetti fondamentali, come se fossimo in un racconto incantato. Fino al punto magico indicato come tensione di snervamento, l’acciaio si dimostra flessibile ed elastico, come se danzasse al ritmo dello sforzo applicato. Ma se osiamo superare questo confine incantato, entriamo nel regno della fase plastica, dove l’acciaio risponde con una deformazione irreversibile.
Eccoci dunque nella terra incantata della fase plastica, dove ogni aumento di sforzo si traduce in una maggiore deformazione. Dopo il fatidico punto di snervamento, l’acciaio si piega in modo irreversibile, portando con sé un segreto antico: se il carico dovesse crescere ancora, arriverà il momento della rottura, della fine del viaggio.
Ma cosa succede se il calore avvolge il nostro eroe di acciaio in un abbraccio caloroso? Immaginiamo che le curve blu, verde e gialla rappresentino rispettivamente temperature di 200, 300 e 500 gradi. Come per incanto, più il calore avvolge l’acciaio, più le curve si abbassano nel grafico, come se la materia si risvegliasse da un sonno profondo.
Un dettaglio affascinante salta subito all’occhio: all’aumentare della temperatura, il “gomito” della curva si arrotonda, quasi a voler comunicare che l’acciaio, in uno stato di calore estremo, perde la sua rigidità e svanisce la sua resistenza. In questo nuovo scenario, l’acciaio si piega prima, collassa prima, in un io e un sovraccarico di fragilità.
Secondo antichi dettami europei, a 200 gradi l’acciaio inizia a perdere la sua maestosa rigidità ma rimane ancora vincolato al giogo della fase elastica. Già a 500 gradi, la sua forza vacilla e la capacità di sostenere gli oneri dell’edificio vacilla come una fiamma tra le dita. A 800-1000 gradi, l’acciaio cede, perde la sua possanza, diventando quasi un’ombra del suo io fiero.
E così, la morale di questa favola di acciaio è scolpita nella polvere dei secoli: anche prima di toccare terre ardenti a 1500 gradi, l’acciaio vacilla, si indebolisce, rivelando un’anima fragile sotto il suo manto d’argento.
Il mistero dell’acciaio delle Torri Gemelle: cosa è davvero successo? Scopri la verità dietro il crollo!
Esaminando la rappresentazione dell’impatto sulla Torre Nord ricostruita dal NIST, è evidente la zona mancante dove l’aereo ha perforato la struttura a una velocità di 700 km/h. La devastazione causata dall’aereo che si è disintegrato istantaneamente all’impatto ha generato incendi furiosi, alimentati dal vento attraverso le finestre frantumate e da materiali infiammabili. Le temperature estreme raggiunte sono indicate dalle tonalità arancioni e rosse nell’immagine, mostrando valori compresi tra 600 e 675C.
È interessante notare come, secondo le analisi del NIST, il cambiamento nel carico sulla struttura dopo la perforazione delle colonne avrebbe potuto essere sopportato dalle parti rimanenti della torre se non fosse stato per l’aumento delle temperature interne. Il primo a cedere sono stati i pavimenti delle aree colpite, indeboliti dal fuoco e incapaci di sostenere il peso, collassando irreparabilmente.
I settori meno colpiti dai danni hanno iniziato a cedere verso l’interno, esercitando una pressione insostenibile sulle colonne perimetrali. Questo movimento ha compromesso la stabilità strutturale, portando infine al collasso dell’intero edificio quando le colonne, indebolite dal calore e dalla pressione, non sono più riuscite a reggere il peso.
Apprendere che il calore ha il potere di compromettere le proprietà fisiche dell’acciaio, indebolendolo e minando la sua capacità di sostenere carichi, rivela come il cedimento strutturale non richieda necessariamente la completa fusione dell’acciaio. È piuttosto l’indebolimento graduale e progressivo a dare il via alla “crisi per instabilità”, evento chiave che avvia la sequenza catastrofica di crolli post-impatto, come dimostrato nelle simulazioni del NIST.